18 septembre 2006

Un uomo solo è sempre in cattiva compagnia...

Un sacrificio (sacrificium, sacer + facere, rendere sacro) è comunemente noto come rinuncia ad un bene (cibo o animali), da parte di una comunità, in favore di una o più entità sovrumane, come atto propiziatorio o di adorazione. Nel lessico comune ha perso quest'accezione religiosa per intendere in generale uno sforzo, la rinuncia a qualcosa in vista di un fine.

La teologia del sacrificio rimane una questione aperta, non solo per le religioni che continuano a praticare il rituale del sacrificio, ma anche per quelle nelle cui scritture, tradizioni o storie, era presente il sacrificio di animali, anche se non viene più praticato. Le religioni offrono un numero di ragioni per cui vengono offerti i sacrifici.

. Gli dei hanno bisogno dei sacrifici per sostenere se stessi e il loro potere, senza il quale sarebbero sminuiti.

. I beni sacrificati sono usati per fare un affare con la divinità, che ha promesso qualche favore in cambio.

. Le vite o il sangue delle vittime sacrificali contengono il mana o qualche altro potere sovranaturale, la cui offerta compiace la divinità.

. La vittima sacrificale viene offerta come capro espiatorio, un bersaglio per l'ira di dio, che altrimenti ricadrebbe sui seguaci.

. Il sacrificio priva i seguaci di cibo o di altri beni utili, e in quanto tale costituisce una disciplina ascetica.

. I beni sacrificatidiventano in realtà parte delle entrate economiche di un organizzazione religiosa; sono parte della base di supporto economico che ricompensa i sacerdoti e sostiene i templi.

. Il sacrificio è in realtà parte di un festival e viene in definitiva consumato dai seguaci stessi; questo include spesso un elemento di redistribuzione in cui i poveri acquisiscono più di quanto abbiano contribuito.

. Il sacrificio può essere un segno di un patto tra la divinità e il suo popolo.


Antigone è una figura della mitologia greca, figlia di Edipo e della madre di questi Giocasta.
Frutto dell'incesto, Antigone è una figura toccante e personaggio principale della tragedia " Antigone" di Sofocle.

Nella forma più familiare la leggenda di Antigone inizia nel punto in cui ha termine la tragedia di Sofocle " Edipo re" ovvero nel momento in cui il re si congeda dalle figlie per andare in esilio, raccomandandole alle cure del loro zio Creonte.

Secondo la leggenda, Antigone fu murata viva per ordine del re di Tebe Creonte, poiché la ragazza aveva sepolto degnamente suo fratello Polinice, traditore della patria, dopo che il re aveva ordinato di lasciare il cadavere preda ai cani e agli avvoltoi sul campo di battaglia. A causa di un consiglio di Tiresia, l'indovino cieco, la prigione-tomba di Antigone fu aperta dopo qualche giorno, ma la fanciulla al suo interno era già morta. Alla vista del corpo il promesso sposo di Antigone, Emone, figlio di Creonte, si tolse la vita.