F. Nietzsche, La nascita della tragedia (Tertia)
Compianto sul Cristo morto, Giovanni Bellini, 1476.
Dopo la questione della nascita, si apre la questione del perché e come la tragedia sia morta: " La tragedia greca perì in modo diverso da tutti gli antichi generi d'arte affini: morì suicida, in seguito ad un insolubile conflitto, dunque tragicamente, mentre tutti gli altri scomparvero a tarda età con la morte più bella e tranquilla". Nietzsche addita Euripide come colui che ha ucciso la tragedia, poiché "ha portato lo spettatore sulla scena iniziando il processo che avrebbe posto capo alla commedia attica nuova, nella quale sopravvive la forma degenerata della tragedia.
Per Nietzsche Euripide trasforma in senso realistico e razionale il mito tragico per soddisfare le esigenze di uno spettatore determinato, cioè Socrate. E' proprio Socrate, infatti, ad inaugurare, come già abbiamo anticipato, nella mentalità greca una visione razionale del mondo e delle vicende umane, secondo la quale "al giusto non può accadere nulla di male né al di qua né al di là". Nietzsche affiancando Socrate ad Euripide vede un continuum, ossia quel realismo della tragedia euripidea che è una conseguenza dell'ottimismo teoretico di Socrate: ciò che merita di essere rappresentato sulla scena è la struttura razionale della vita.
Per Nietzsche Euripide trasforma in senso realistico e razionale il mito tragico per soddisfare le esigenze di uno spettatore determinato, cioè Socrate. E' proprio Socrate, infatti, ad inaugurare, come già abbiamo anticipato, nella mentalità greca una visione razionale del mondo e delle vicende umane, secondo la quale "al giusto non può accadere nulla di male né al di qua né al di là". Nietzsche affiancando Socrate ad Euripide vede un continuum, ossia quel realismo della tragedia euripidea che è una conseguenza dell'ottimismo teoretico di Socrate: ciò che merita di essere rappresentato sulla scena è la struttura razionale della vita.
E quindi Euripide, che ha fatto suo il razionalismo di Socrate, causa anch'egli il declino della tragedia, in quanto, dice Nietzsche, i personaggi delle sue opere parlano e si muovono come dei filosofi. Al momento culminante delle vicende narrate, Euripide fa intervenire il deus ex machina che ne scioglie i nodi, rassicurando il pubblico ma svuotando quello che era il vero contenuto della tragedia. Nietzsche, attaccando la funzione del deus ex machina , vuole sostanzialmente dire che questo dio euripideo non fa altro che garantire un ordine razionale al mondo ( ecco la filosofia razionale socratica ). L'apollineo si separa dal dionisiaco, sicchè tutte e due si pervertono; l'uno si trasforma nella razionalità socratica, l'altro nel disordine della più cieca concupiscenza. La conseguenza della dissociazione dei due principi è la dilacerazione caratteristica della modernità: la scienza diventa matrice della corruzione, promuove la cultura passiva del consumo, genera con il suo ottimismo del progresso, il pessimismo stanco e malato della decadence .
Contro il socratismo che giunge fino all'età presente, Nietzsche si sforza di rinnovare la considerazione tragica del mondo. Nella Grecia classica lo spirito dionisiaco è stato represso e soffocato dal razionalismo socratico. Con la sua crisi è iniziata anche la crisi e la decadenza della civiltà ellenica. Socrate è visto da Nietzsche come colui al quale va imputato la negazione dello spirito dionisiaco; in Socrate la natura logica si è sviluppata in eccesso. E' l'emblema della razionalità scientifica e tecnica che domina la natura, avendo influenzato tutto e tutti con il suo pensiero e le sue leggi.
E poiché la filosofia socratica è l'opposto della filosofia dello spirito dionisiaco, ecco l'astio da parte di Socrate verso le passioni e l' istinto. Com'è risaputo, infatti, lo " spirito socratico ", il suo intellettualismo e moralismo, implicavano il predominio dell'intelletto sugli istinti.
Si impone così con Socrate la convinzione che la virtù sia sapere e soprattutto l'illusione che il pensiero non solo sia capace di sondare a fondo la realtà, ma anche di correggerla e di dominarla. Socrate appare così l'asse della storia universale ", perché è il prototipo dell'ottimismo teoretico che attribuisce al sapere e alla conoscenza la virtù di medicina universale. Socrate, insomma, per Nietzsche apre un'epoca di decadenza che ancora viviamo. Per lui, infatti, la decadenza , nella civiltà occidentale hanno raggiunto la forma estrema nell'età moderna, e soprattutto nella filosofia hegeliana.
"Basta pensare alle conseguenze delle proposizioni socratiche: la virtù è il saper; si pecca solo per ignoranza; il virtuoso è felice; in queste tre forme fondamentali di ottimismo sta la morte della tragedia. Giacchè ora l'eroe virtuoso deve essere il dialettico, ora la soluzione trascendentale della giustizia di Eschilo è abbassata al superficiale e sfrontato principio della giustizia poetica, col suo solito deus ex machina…La dialettica ottimistica scaccia la musica dalla tragedia con la sua sferza di sillogismi, cioè distrugge l'essenza della tragedia…
E poiché la filosofia socratica è l'opposto della filosofia dello spirito dionisiaco, ecco l'astio da parte di Socrate verso le passioni e l' istinto. Com'è risaputo, infatti, lo " spirito socratico ", il suo intellettualismo e moralismo, implicavano il predominio dell'intelletto sugli istinti.
Si impone così con Socrate la convinzione che la virtù sia sapere e soprattutto l'illusione che il pensiero non solo sia capace di sondare a fondo la realtà, ma anche di correggerla e di dominarla. Socrate appare così l'asse della storia universale ", perché è il prototipo dell'ottimismo teoretico che attribuisce al sapere e alla conoscenza la virtù di medicina universale. Socrate, insomma, per Nietzsche apre un'epoca di decadenza che ancora viviamo. Per lui, infatti, la decadenza , nella civiltà occidentale hanno raggiunto la forma estrema nell'età moderna, e soprattutto nella filosofia hegeliana.
"Basta pensare alle conseguenze delle proposizioni socratiche: la virtù è il saper; si pecca solo per ignoranza; il virtuoso è felice; in queste tre forme fondamentali di ottimismo sta la morte della tragedia. Giacchè ora l'eroe virtuoso deve essere il dialettico, ora la soluzione trascendentale della giustizia di Eschilo è abbassata al superficiale e sfrontato principio della giustizia poetica, col suo solito deus ex machina…La dialettica ottimistica scaccia la musica dalla tragedia con la sua sferza di sillogismi, cioè distrugge l'essenza della tragedia…
Sebbene certamente l'effetto più immediato dell'impulso socratico metta capo a un dissolvimento della tragedia dionisiaca, tuttavia quella profonda esperienza di vita di Socrate stesso ci costringe a domandarci se fra il socratismo e l'arte sussista necessariamente solo un rapporto antitetico e se la nascita di un Socrate artistico sia in genere qualcosa in sé contraddittorio…”.
Con il dramma musicale di Wagner; Nietzsche spera di assistere ad una rinascita della tragedia.
Questa musica fa risorgere lo spirito dionisiaco, una musica in cui, e fa l'esempio di Tristano e d Isotta, la compassione per il destino dei due protagonisti ci salva dal dolore primordiale del mondo. E ancora nei Maestri cantori di Norimberga, l'opera del poeta torna ad essere descritta come un sogno. " Grazie a quel magnifico inganno apollineo ci sembra quasi che il regno del suono ci venga incontro come un mondo plastico, e che in esso sia stato inoltre formato e figuratamene impresso, come in una materia tenerissima e sensibilissima, soltanto il destino di Tristano ed Isotta…Con l'enorme violenza dell'immagine, del concetto, della dottrina etica e dell'eccitazione simpatica, l'apollineo solleva l'uomo dal suo orgiastico annullamento di sé e, sovrapponendosi all'universalità dell'evento dionisiaco, gli dà l'illusione di vedere una singola immagine del mondo, per esempio Tristano ed Isotta, e di doverla vedere, per effetto della musica, ancor meglio e più intimamente ".
Nietzsche pone il dilemma tra la morale tradizionale e quella che egli difende: solamente l'atto dell'accettazione, la scelta libera e gioiosa di ciò che la vita è nella sua potenza primitiva, determina la trasfigurazione dei valori e indirizza l'uomo verso l'esaltazione di sé anziché verso l'abbandono. Egli mira a proporre un accoglimento della vita nell'insieme dei contrari che la caratterizzano. Il tema dell'accettazione porta il filosofo a polemizzare contro la morale e il cristianesimo ( forme di coscienza che hanno portato l'uomo a porsi contro la vita stessa ). Ecco perché Nietzsche mette in discussione la morale stessa per costruirla. E questo lo fa proprio nella Genealogia della morale. Dice: "abbiamo bisogno di una critica dei valori morali, di cominciare a porre una buona volta in questione il, valore stesso di questi valori ".
Proprio per questo Nietzsche intraprende un'analisi genealogica della morale, al fine di scoprirne la genesi psicologica.
Tutte le implicazioni della nozione di decadenza legata al razionalismo socratico che si esprime nella metafisica, nella morale, nel cristianesimo, saranno sviluppate da Nietzsche anche nelle opere successive alla Nascita della tragedia. Come è stato detto più volte, il filosofo spera un ritorno della tragedia proprio nella musica di Wagner: "peraltro la scienza, spronata dalla sua robusta illusione, corre senza sosta fino ai suoi limiti, dove l'ottimismo insito nell'essenza della logica naufraga. Infatti la circonferenza che chiude il cerchio della scienza ha infiniti punti, e mentre non si può ancora prevedere come sarà mai possibile misurare interamente il cerchio, l'uomo nobile e dotato giunge a toccare inevitabilmente, ancor prima di giungere a metà della sua esistenza, tali punti di circonferenza, dove guarda inevitabilmente l'inesplicabile. Quando egli vede qui con terrore come la logica in questi limiti si torca intorno a se stessa e si morda infine la coda- ecco che irrompe la nuova forma di conoscenza, la conoscenza tragica, la quale per poter essere sopportata, ha bisogno dell'arte come protezione e rimedio. Se con occhi fortificati e ristorati dai Greci guardiamo alle supreme sfere del mondo che ci fluttua intorno, scorgiamo la brama di conoscenza insaziabile e ottimistica, che appariva in Socrate esemplare, convertita ora in rassegnazione tragica e in bisogno d'arte; mentre invero la stessa brama,nei suoi gradi inferiori, doveva manifestarsi in modo ostile all'arte e principalmente aborrire l'arte dionisiaco-tragica, come prova l'esempio della lotta combattuta dal socratismo contro la tragedia eschilea…".
Il ritorno della cultura tragica, in questo passo, è il risultato di una estremizzazione dello stesso bisogno di razionalità della mentalità scientifica, secondo una " logica " che prelude a quella della " morte di Dio nella " Gaia Scienza " si rovescia nello scetticismo disperato che è il kantismo, con la sua prosecuzione in Schopenhauer.
Nietzsche sottolinea come "la musica, quando è considerata come espressione del mondo, è un linguaggio in sommo grado universale, che sta rispetto all'universalità dei concetti pressappoco nello stesso rapporto in cui questa sta rispetto alle cose singole. La sua universalità non è in nessun modo l'universalità vuota dell'astrazione, bensì un'universalità di tutt'altra specie…Essa assomiglia in questo alle figure geometriche e ai numeri, che, come forme universali di tutti gli oggetti, sono tuttavia non astratti, bensì intuitivi e completamente determinati…”.
“…Le melodie sono in un certo modo come i concetti universali, un'astrazione della realtà. Questa fornisce ciò che è intuitivo, particolare e individuale, il caso singolo, tanto alla universalità dei concetti quanto alla universalità delle melodie… I concetti sono gli universalia post rem, mentre la musica dà gli universalia ante rem, e la realtà gli universalia in re”.
Le immagini apollinee degli dèi olimpici, e poi la tragedia attica, sono forme di redenzione dell' esistenza che non comportano l'ipostatizzazione di essenze e strutture metafisiche. Anche queste nascono da un bisogno di rassicurazione , dall'esigenza di tollerare il caos della vita, con l'inarrestabile ciclo di nascita e morte; ma secondo Nietzsche, la rassicurazione metafisica cercata nelle essenze, nell'ordine razionale dell'universo, è propria di una cultura decadente.
Con l'ideale di "una giustificazione estetica dell'esistenza" Nietzsche persegue né più né meno che una alternativa alla metafisica ( che egli chiama socratismo ), che ha sempre cercato la rassicurazione in strutture essenziali, in un mondo vero, il quale diventa "imperativo o rimprovero", e quindi produce depressione della vita in cui consiste la decadenza legata al razionalismo socratico.
Le implicazioni della nozione di decadenza legata al razionalismo socratico che si esprime nella metafisica,saranno sviluppate da Nietzsche nella opere successive allo scritto sulla tragedia.
" Chi vuole esaminare con precisione se stesso, per vedere quanto sia affine al vero ascoltatore estetico o se appartenga alla comunità degli uomini socratico-critici, si limiti a chiedersi sinceramente qual è il sentimento con cui accogli il miracolo rappresentato sulla scena , e a considerare se allora non senta magari offeso il suo senso storico…o se non ammetta il miracolo con una benevola concessione…Da questo egli potrà misurare fino a che punto è capace di comprendere il mito, immagine concentrata del mondo …che non può fare a meno del miracolo…Senza mito ogni civiltà perde la sua sana e creativa forza di natura…Solo dal mito le forze della fantasia e del sogno apollineo vengono salvate dal loro vagare senza direzione”. “…Per valutare l'attitudine dionisiaca di un popolo, potremmo pensare non soltanto alla musica del popolo, ma anche al mito tragico di questo popolo. Si può ugualmente supporre, data questa strettissima parentela fra musica e mito, che a una degenerazione e depravazione dell'uno sarà legato un intristimento dell'altra, dato che nell'indebolimento del mito si esprime in genere un affievolimento della facoltà dionsiaca”.
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